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I Testi della Giostra

Bando

Li Onorevoli Messeri,
Reggitori della Nobilissima Città di Arezzo,
invitano tutti della Città e del felicissimo Contado,
nobili e popolo, gente di lettere e di toga,
mercadanti et artieri di ogni arte,
al torneamento della Giostra del Saracino,
che sarà corsa al vespro in Piazza Grande,
a li ordini del Magnifico Maestro di Campo,
dai cavalieri dei Quartieri,
contra un simulacro che finga,
tra li soldani di Babiloma, d’Egitto o di Persia,
la figura di Buratto, Re delle Indie,
a confusione e ludibrio grandi
di tutti gli infedeli nimici di Cristianità
ed a maggior gloria et onore del Divo Donato,
Patrono Nostro e del Contado,
Impetratore di grazie et benedizione.

Correranno li Cavalieri de li Quartieri di…
Porta Crucifera,
di Porta del Foro,
di Porta Sant’Andrea,
di Porta Santo Spirito*

*in realtà i giostratori correranno le carriere secondo l’ordine sorteggiato in occasione della cerimonia dell’estrazione delle carriere.

Disfida

Non più d’usati onori aure cortesi
spingon, o Castro, il piede a’ tuoi contorni.
Sol quest’usbergo e rilucenti arnesi
premon le membra a vendicar gli scorni.

I magnanimi spirti a torto offesi,
lungi dal trionfar, odiano i giorni.
Con questo del flagel più grave pondo,
giuro atterrir, giuro atterrare il mondo.

Oggi provar t’è forza,
empio arrogante,
che merte sol vers’i Tartarei chiostri,
un falso traditor volga le piante
e del suo sangue il suo terreno inostri.

Ogni patto aborrisco e da qui avante
vesto la spoglia de’ più orrendi mostri.
Troppo infiamma il mio cuor giusta vendetta,
onde sol morte e gran ruine aspetta.

Oggi vedrai, s’al nuovo campo ascendi,
s’al tuo folle vantar sian l’opre uguali.
Prendi pur l’asta e fra tue strage apprendi
l’armi di un falso ardir quanto sian frali.

Manda chi più t’aggrada e solo attendi,
da troppo irata man, piaghe mortali.
Non più parole, omai, vo’ vendicarmi:
al campo! Alla battaglia! All’armi! All’armi!

Inno del Saracino

Terra d’Arezzo un cantico,
salga dal nostro cuore,
a te che luce ai popoli,
fosti col tuo splendore.

Da quasi trenta secoli,
parla di te la storia,
e mille e mille pagine,
consacra alla tua gloria.

Galoppa galoppa, o bel cavalier,
tu sei la speranza del nostro Quartier;
col braccio robusto che piega il destin,
trionfa, o gagliardo, del Re Saracin.

Or che risorgon gli animi,
d’Italia al nuovo sole,
Terra d’Arezzo esaltati,
chè in marcia è la tua prole.

Le mète già sfavillano,
dinanzi al nostro ardire;
santo è l’amor che infiammaci,
più santo è l’avvenire.

Galoppa galoppa, o bel cavalier,
tu sei la speranza del nostro Quartier;
col braccio robusto che piega il destin,
trionfa, o gagliardo, del Re Saracin.

Parole di Alberto Severi (1883 – 1958)
Musica del Maestro Giuseppe Pietri (1886-1946)

Giuramento del Maestro di Campo

“Grato dell’onore concessomi,
al cospetto del Santo Donato,
patrono e protettore della città,
delle camparie, delle cortine e del distretto di Arezzo,
giuro di osservare con lealtà ed imparzialità
le regole cavvaleresche
che governano la Giostra del Saracino”

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